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Nome: Giancarlo |
Cognome: Rittmeyer |
Sesso: M |
Professione: N.D. |
Data di nascita: 24/05/1933 - Età al momento del decesso: 30 |
Luogo di nascita:
Trieste (TS) |
Luogo di residenza:
Trieste (TS) |
LA STORIA |
Dipendene Enel. Marito di Rosanna Di Girolamo
"Eravamo entrambi felici d’avere trovato un lavoro tanto in fretta per quei tempi. Passando da un cantiere all’altro si presentò spesso l’occasione di essere destinati nella stessa sede: Conegliano, Pordenone, Barcis e così via. Il nostro affiatamento era noto a tutti i colleghi ai quali trasmettevamo il buon umore proverbiale della gente triestina.
Giancarlo in realtà non parlava molto, ma il suo humour era di un’efficacia straordinaria. L’esprimeva sia a parole sia attraverso vignette, che non mancava di disegnare quando se ne presentava l’opportunità. Accadeva di norma in occasione di cene importanti (per la fine di un lavoro). Lui schizzava, su cartoncini, illustrazioni spiritose da sistemare sul tavolo in corrispondenza del posto riservato a ogni partecipante. L’immagine da lui preparata riproduceva in modo inequivocabile il commensale.
Questo era il Giancarlo amico sorridente; poi c’era l’uomo di grande valore professionale. In tale veste venne scelto per il cantiere del Vajont. Occorrevano esperti di livello per i rilevamenti topografici, e tecnici validi per la direzione lavori".
"C’è stato un episodio che mi ha indicato la sua posizione nei riguardi della fede. Mi aveva mostrato, un giorno, una tela da lui dipinta. Era molto bravo nel disegno e nella pittura. Nel tempo libero, mentre io studiavo, lui saliva nel sottotetto della pensione in cui alloggiavamo, a Pordenone, e dipingeva. Una volta, mi ha chiesto un parere sulla sua ultima “opera”, come chiamava scherzosamente ogni suo dipinto. Si trattava di una Crocifissione di Cristo. Era una tela d’una potenza espressiva poderosa. Lo strazio del sacrificio dell’Uomo-Dio appariva in ogni pennellata. Non si può simulare un sentimento di pietà con tanta forza se non lo si vive con sofferta intensità".
Da Gianni Cameri, "I dimenticati del Vajont", Biblioteca dell’Immagine, Pordenone, 2010 |
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